Stiamo vivendo in un’epoca di profonda evoluzione dove il minimo comune denominatore sembra essere il concetto di “SMART”: SMART object, SMART Cities, SMART building, SMART phone, ecc. Il prefisso SMART viene utilizzato per attribuire all’oggetto i concetti di intelligenza, connessione e semplicità di utilizzo.
Tutto questo si traduce nel concetto di digitalizzazione, non solo per quanto riguarda l’operatività degli addetti ai lavori nel settore delle costruzioni, ma in qualsiasi aspetto della nostra vita di tutti i giorni.
I ritmi di vita che ormai contraddistinguono chiunque necessiti di rapidità nello scambio di informazioni, fruibilità del dato, affidabilità e di conseguenza di aggiornamento in tempo reale.
Pensiamo semplicemente ai buoni sconto dei supermercati o ai buoni pasto per i dipendenti: è ormai superato il blocchetto di fogliettini cartacei a strappo! Ora basta un codice, molto spesso inviato via mail, riportato su un’app e istantaneamente alla nostra anagrafica vengono associati buoni sconto con cui poter fare la spesa.
Per citarne altri: il pagamento della sosta attraverso app in grado di rilevare la nostra attuale posizione; con un semplice pulsante sullo smartphone autorizziamo il pagamento della tariffa direttamente dalla carta di credito. Addirittura, in questo caso, le app ci avvisano quando sta per scadere la sosta consentendoci di prolungare il tempo residuo senza dover tornare alla nostra auto e stampare un nuovo ticket da esibire sul cruscotto.
Questi sono due semplici esempi che ci fanno capire quanto la digitalizzazione e la connettività stiano caratterizzando la nostra vita.
I potenti strumenti informatici consentono all’uomo di aumentare le proprie capacità, amplificando quello che per natura riuscirebbe ad elaborare in tempi nettamente superiori.
Le necessità di rapidità, affidabilità e fruibilità del dato sono aspetti che contraddistinguono anche tutti gli scenari di business e processi aziendali.
Fra questi scenari di business il settore delle costruzioni è letteralmente investito negli ultimi anni dal processo di digitalizzazione grazie all’introduzione della metodologia BIM che comporta un’evoluzione dei tradizionali workflow, strumenti e paradigmi di progettazione.
Fra i vari aspetti del ciclo di vita di un’opera, dal concept alla gestione in fase d’esercizio, vogliamo qui fare un focus sull’utilizzo della tecnologia AR (augmented reality) e tecnologia VR (virtual reality).
Questi due strumenti consentono di sviluppare uno dei tanti campi di applicazione legati alla gestione BIM dell’intero ciclo produttivo dell’opera aumentandone le potenzialità e i benefici, impattando nei costi di sviluppo in ottica di riduzione e nel valore dell’opera in ottica di aumento.
La realtà aumentata (AR), che trova uno dei suoi primi ingressi nella società con l’app Pokemon Go, acquisisce immagini dalla realtà e aggiunge informazioni digitali visualizzandole entrambe sulla stessa immagine nel tablet, nello smartphone o nei famosi Google Glass.
La realtà virtuale (VR) invece, proietta l’uomo in una realtà parallela, creata attraverso la modellazione 3D degli ambienti e resi “percorribili” attraverso appositi visori che isolano dal mondo esterno.
Soprattutto la tecnologia VR rappresenta uno strumento ausiliario alla progettazione, consentendo al progettista di studiare forme di design architettonico alternative e sperimentando fin da subito il risultato delle scelte progettuali.
Ad esempio, nello studio per la scelta dei materiali e dei colori di una struttura, poter vedere subito l’effetto che può dare un tipo di legno con l’illuminazione che varia in funzione della stagione e dell’ora del giorno, “passeggiando” all’interno della struttura, consente di decidere con sicurezza se utilizzare sfumature più chiare o più scure, o se cambiare completamente concezione di struttura.
Questo tipo di possibilità rappresenta anche per il committente un notevole vantaggio su cui basare le proprie scelte: poter “vivere” in anteprima le sensazioni all’interno dell’opera e vedere le soluzioni progettuali, lo accompagnano verso una scelta più consapevole.
Soprattutto la tecnologia VR rappresenta uno strumento ausiliario alla progettazione, consentendo al progettista di studiare forme di design architettonico alternative e sperimentando fin da subito il risultato delle scelte progettuali.
Come impattano dunque questi due strumenti sull’operatività di un progettista e del suo committente? Ecco una rapida sintesi si alcuni vantaggi possibili:
Queste tecnologie all’avanguardia producono un impatto positivo sul business aziendale, qualunque esso sia.
I primi a capirne le potenzialità sono stati alcuni colossi come Google, Apple e Facebook supportati dallo sviluppo da parte di Huawei, Samsung, Htc e Microsoft dei cosiddetti visori che consentono all’utente finale di sfruttare il prodotto nella sua caratteristica principale: semplicità e facilità di comprensione.
Come? AR e VR consentono all’uomo di cambiare il modo con cui vengono processate le informazioni a cui è sottoposto, 85% delle quali acquisite attraverso la vista. Il limite umano è rappresentato dal carico cognitivo, ossia dalla capacità di elaborare informazioni contemporanee, che è fortemente influenzato dalla distanza cognitiva, ossia dalla distanza tra quello che viene virtualmente rappresentato e la sua collocazione nel mondo reale.
In poche parole, le tecnologie AR e VR aumentano la capacità di capire, diminuendo la distanza cognitiva.
Attualmente le dimensioni del mercato di queste tecnologie muovono volumi di circa 6 miliardi di dollari, ma sono destinati a crescere con un tasso di sviluppo del 58.1% in un orizzonte di circa 4 anni (fonte: Rapporto P&S Market Reasearch).
L’evoluzione culturale e tecnologica che stiamo vivendo ci consente di andare oltre alcuni limiti umani che fino ad ora difficilmente riuscivano ad essere superati ed indubbiamente politiche aziendali basate su obiettivi di diventare early adopter risultano essere vincenti sia per l’operatività del progettista sia per il cliente.
Dinora Quadretti
BIM Manager – IQT consulting S.p.A.