Tutela, dispersioni, investimenti e consapevolezza sociale
L’acqua rappresenta un bene comune di primaria necessità, da preservare e salvaguardare, una risorsa indispensabile per la vita e condizione essenziale per lo sviluppo della società civile.
I danni ambientali e gli effetti sempre più ricorrenti dei cambiamenti climatici portano in risalto, a livello globale, le crisi idriche legate alla disponibilità ed accesso all’acqua potabile, ma anche danni derivanti da inondazioni e siccità.
Il ciclo naturale dell’acqua è sempre di più messo in crisi e, conseguentemente, si riduce la disponibilità di acqua dolce e si assiste ad un depauperamento dei suoli, dei fiumi, dei laghi e quindi dei nostri ecosistemi.
Se alla scarsa disponibilità di acqua si aggiunge il fatto che le infrastrutture idriche esistenti in Italia sono afflitte da alte percentuali di perdite dovute alla vetustà delle stesse, alla scarsa manutenzione ed alla mancanza di investimenti appropriati, il quadro che ne esce è piuttosto allarmante.
Un rapporto ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), basato su 54 gestori che servono circa la metà della popolazione italiana, ha rilevato che il 60% della rete e delle infrastrutture ha più di 30 anni, il 25% ha più di 50 anni, con valori ancora più alti nelle grandi città.
La dispersione media della risorsa idrica è del 26% al nord, del 46% al centro, del 45% al sud.
Il dato che riassume ancora meglio il problema è che, ai ritmi attuali, in 12 mesi si registrano il rinnovo di soli 3,8 metri per ogni chilometro di rete, ovvero, saranno necessari 250 anni per sostituire tutte le tubazioni con una nuova infrastruttura.
Va da sé che, quando sarà rinnovato l’ultimo metro di rete, il primo tubo sostituito sarà già un pezzo di archeologia.
Gli investimenti nel settore sono ancora molto lontani da quelli di cui ci sarebbe bisogno (circa 5 miliardi/anno) per avvicinare l’Italia allo standard dei principali Paesi europei.
Tutto questo nonostante il miglioramento del quadro che, secondo i dati dell’Autorità di settore (l’Aeegsi, che si occupa di energia elettrica e gas, oltre che del sistema idrico), ha visto la riforma tariffaria portare gli investimenti dai 900 milioni del primo anno agli 1,6 miliardi del 2015, puntando a quota 3,2 miliardi l’anno a regime entro il 2019.
A spingerli, nell’analisi dell’Authority, è stata la riforma tariffaria, uscita da un’infinita battaglia di carte bollate con il riconoscimento del suo compito di coprire anche gli investimenti.
Agli investimenti per il rinnovo strutturale delle reti occorre necessariamente affiancare quelli per una gestione più accorta della risorsa idrica che passa anche attraverso l’implementazione di campagne di ricerca perdite estese e organizzate.
Particolare importanza riveste ad esempio il controllo delle pressioni, spesso eccessive o mal distribuite, l’implementazione di sistemi di monitoraggio e misura in grado di anticipare eventuali emergenze idriche, l’impiego di algoritmi predittivi di andamenti, richieste e mancanze di acqua, il maggior impiego di sistemi di automazione, l’efficientamento energetico con sistemi di pompaggio efficienti.
Con riferimento alla ricerca perdite è interessante notare come oggi siano disponibili anche tecnologie di ultima generazione che consentono una prelocalizzazione delle potenziali perdite tramite l’impiego del satellite. Alcune Utility italiane stanno già adottando con successo questa tecnologia brevettata dalla start up israeliana.
In definitiva:
“non sono vecchi soltanto gli acquedotti, ma anche i sistemi legati alla movimentazione dell’acqua ”.
Sulla presente tematica sta prendendo sempre più piede la consapevolezza dell’urgenza con cui doversi approcciare a questa emergenza, spinta dall’importanza e dalla necessità sociale del “bene acqua” – l’acqua è vita. Ne sono un esempio il “Water Management Report” ed il “World Water Day”.
Sulla tematica in questione di particolare interesse è il “Water Management Report”, a cura del Politecnico di Milano, che ha visto la sua prima edizione a gennaio del 2018.
Partendo da una panoramica generale sull’ammontare dei prelievi e dei consumi di acqua a livello mondiale ed europeo (e principali utilizzi per settore), si è focalizzata l’attenzione sull’analisi dei prelievi, dei consumi e degli sprechi di acqua nel contesto italiano evidenziando in particolar modo i settori civile e industriale.
In quest’ottica sono state anche analizzate le principali novità introdotte dalle normative vigenti in materia di risorse idriche in Italia come ad esempio il Servizio Idrico Integrato (o «SII»), gli Ambiti Territoriali Ottimali (o «ATO»), la disciplina della gestione del Servizio Idrico Integrato e il sistema tariffario del Servizio Idrico Integrato.
Dopo aver fornito un quadro sullo stato attuale della rete idrica in Italia e aver identificato le principali cause di dispersione di acqua lungo la rete stessa, sono stati mappati i principali operatori della rete idrica italiana e il livello degli investimenti attualmente in essere.
Infine è di interesse notare come l’importanza dell’acqua come bene comune sia stato ufficialmente riconosciuto anche dall’ONU che, a partire dal 1992, ha istituito la “giornata mondiale dell’acqua”, una ricorrenza (22 marzo di ogni anno) presa nell’ambito delle direttive della così detta “Agenda 21”.
Il “World Water Day” si propone di richiamare l’attenzione della comunità internazionale sull’importanza di tutelare l’acqua come bene non mercificabile, associato ad usi, criticità e modelli di sviluppo.
Il tema di quest’anno, “nature for water” ha richiamato l’attenzione sulla necessità di prenderci cura dell’acqua adottando soluzioni che si trovano in natura, cioè nel ciclo stesso dell’acqua.
Stefano Biolcati
Project Manager UTframe