Il linguaggio inclusivo: che cos’è e perché è importante usarlo
Giulia Maregatti - IQT Communication and Marketing Specialist
La comunicazione, verbale (parlata e scritta), paraverbale (tono, timbro, volume della voce) e non verbale (mimica facciale, postura, movimenti, gesti) è una parte essenziale della nostra quotidianità poiché attraverso questa esprimiamo i nostri pensieri, idee e punti di vista sul mondo che ci circonda.
Il linguaggio è la forma di comunicazione più strettamente connessa alla nostra identità e ci rende capaci e liberi di esprimere messaggi che generano un senso di appartenenza ma anche di esclusione tra le persone con le quali comunichiamo, influenzando i rapporti che viviamo nella nostra quotidianità e nell’ambiente lavorativo.
Coltivare il linguaggio inclusivo aiuta ad abbattere i nostri bias cognitivi che portano a sviluppare i ragionamenti in maniera errata e permette di generare la percezione positiva delle persone di essere parte di un contesto inclusivo.
Che cosa significa, quindi, utilizzare un linguaggio inclusivo?
Utilizzare un linguaggio inclusivo significa avere piena consapevolezza di quali potranno essere gli effetti delle nostre parole sulle altre persone, ovvero si tratta di scegliere in modo consapevole i termini e le frasi affinché le persone si sentano riconosciute e accettate.
Il linguaggio inclusivo rispetta tutte le persone, indipendentemente dalle caratteristiche che definiscono la loro identità come, ad esempio:
identità di genere
orientamento sessuale
stato socioeconomico
età
nazionalità, etnia e cultura
credo religioso
stato di (dis)abilità
stato di salute fisica e mentale
Perché è importante utilizzare un linguaggio inclusivo?
Partiamo da questo spunto di riflessione: le parole sono importanti. Ogni commento, all’apparenza semplice ed espresso in un contesto confidenziale, potrebbe risultare innocuo per qualcuno o qualcuna ma, allo stesso tempo, potrebbe far sentire incomprese altre persone.
Nell’utilizzare questo linguaggio possiamo generare varie situazioni di inclusione, ad esempio:
creiamo uno spazio di confronto e di dialogo sicuro, in cui le persone si sentono rispettate e a loro agio nell’esprimersi;
evitiamo il ripetersi di alcuni stereotipi, che possono generare divisione tra le persone, diffondere la diffidenza e portare alla discriminazione;
favoriamo il senso di appartenenza e la sensazione di essere parte integrante di un gruppo, grazie all’invio di un messaggio fortemente positivo di benvenuto.
Facciamo qualche esempio
Per comprenderne al meglio la valenza e la trasversalità, diventa utile riportare qualche esempio concreto.
Linguaggio inclusivo neutro dal punto di vista del genere: si può utilizzare un linguaggio in grado di rispettare tutti i generi e le identità sessuali. Ad esempio, anziché dire “Benvenuti, signore e signori” potremmo dire “Vi diamo il benvenuto”. E ancora, da “Quanto sei soddisfatto del nostro servizio?” a “Come valuteresti il nostro servizio?”. In alternativa, si può sperimentare l’inserimento dei segni grafici come lo schwa (ə) e l’asterisco (*) nelle parole, per non indicare il genere e quindi evitare di declinare la flessione nominale tipica della lingua italiana al maschile.
Linguaggio inclusivo sulla nazionalità, etnia e cultura: il linguaggio che utilizziamo per descrivere l’origine e l’etnia delle persone a volte può rappresentare un ostacolo in quanto, involontariamente, include termini radicati in ideologie discriminatorie. Ad esempio, anziché usare il termine “minoranza” si può scegliere l’alternativa inclusiva “gruppi sottorappresentati”. Potrebbe inoltre essere considerato offensivo anche un linguaggio basato sul concetto di appropriazione culturale: parole e frasi con un significato molto preciso in una certa cultura vengono prese e inserite impropriamente in un altro contesto.
Linguaggio anti-abilista: ovvero adottare un linguaggio in grado di non alimentare e incoraggiare l’abilismo, lo stigma e il pregiudizio sociale nei confronti delle persone con disabilità, considerate come “meno capaci” di svolgere le attività a causa della loro condizione e discriminate perché la loro disabilità viene considerata come un difetto, anziché un aspetto della varietà umana.
Il percorso verso un linguaggio inclusivo in azienda
La consapevolezza della continua evoluzione della nostra lingua, dei possibili significati sottesi a determinate parole e di come sono percepiti dalle comunità, è fondamentale per comunicare senza escludere anche all’interno di un’azienda.
Saper comunicare con un linguaggio inclusivo può portare diversi benefici nel luogo di lavoro: uno di questi è favorire un ambiente sereno, sicuro e collaborativo dove le persone si sentiranno incoraggiate e soddisfatte nello svolgere le proprie attività lavorative. In un ambiente di lavoro inclusivo, infatti, è molto più probabile che le persone raggiungeranno i propri obiettivi con maggiore efficienza e creatività.
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