Il concetto di “barriere architettoniche” è cambiato in questi ultimi anni. La sua evoluzione in molti ambiti (normativo, sociale, tecnologico, medico/riabilitativo) ne ha determinato la modifica della percezione, del significato e del legame con la “disabilità”.
Questo processo si è sviluppato di pari passo con i mutamenti della società ed è destinato a continuare. La definizione, la contestualizzazione, la simbolizzazione del mondo delle barriere architettoniche sono destinate a cambiare insieme al contesto circostante.
I primi cambiamenti della percezione delle barriere architettoniche nella società
Un primo passo verso questo cambiamento è avvenuto nel 2001, quando l’OMS ha introdotto l’International Classification of Functioning, Disability and Health ICF. Questo sistema ha sostituito le datate classificazioni di disabilità e handicap degli anni ’80, passando da un modello per l’accertamento della disabilità strettamente medico a uno di tipo sociale. Inoltre, l’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile ha incluso tra i suoi 17 obiettivi il numero 11 dedicato a Città e Comunità Sostenibili: un impegno nel “fornire accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per donne, bambini, anziani e disabili”.
IQT ha scelto di inserire questo obiettivo all’interno della propria strategia utile a tracciare il percorso di Sostenibilità per generare valore condiviso nel tempo.
L’approccio di IQT nella progettazione delle infrastrutture prive di barriere architettoniche
Nell’ambito progettuale, il progettista dovrebbe dotarsi del necessario bagaglio di conoscenze a livello normativo, tecnico e tecnologico e di un’attenta capacità di osservazione della realtà e della società che lo circondano.
Per IQT è fondamentale l’adozione da parte del progettista di un approccio consapevole dei diversi significati assunti dai concetti di barriere architettoniche e disabilità. Oltre al costante aggiornamento sulle modifiche e i rinnovamenti degli standard e delle indicazioni tecniche di cui dispone.
Le metodologie progettuali “senza barriere”
Questo nuovo atteggiamento del progettista si è diffuso negli ultimi anni con lo svilupparsi negli Stati Uniti di metodologie progettuali “senza barriere”, quella del Design For All e dell’Universal Design.
La prima, in particolare, ha contribuito a scindere un binomio consolidato negli anni: associare automaticamente il concetto di disabilità a quello di “sedia a rotelle”. La disabilità non è solo di tipo motorio, ma anche sensoriale (ciechi e ipovedenti, per esempio) e di tipo psicologico-cognitivo.
La seconda ha esteso e ampliato il concetto di disabilità, smitizzando la correlazione “disabile – barriere architettoniche”. Lo spazio viene pensato e costruito senza ostacoli o impedimenti di qualsiasi genere, fruibile totalmente e in sicurezza da chiunque, indipendentemente dalla presenza di una condizione di disabilità nel senso più stretto del termine quindi anche, ad esempio, da persone di bassa statura, da bambini, da anziani, da mamme con il passeggino. La disabilità non è più una caratteristica ascrivibile alla persona ma, piuttosto, una peculiarità di un ambiente (ad esempio la presenza di un ostacolo o la mancanza di un’indicazione) che impedisce a chiunque di poter entrare in piena relazione con esso.
La progettazione dei percorsi e delle mappe tattili
Oggi la progettazione senza barriere accanto alle “classiche” rampe e piattaforme elevatrici ha adottato nuove soluzioni. Tra queste sono diventate un must:
- la creazione di percorsi fruibili dalle persone con ridotte o impedite capacità visive,
- la dotazione di attrezzature, strumenti e accorgimenti atti alla loro piena fruizione anche da parte di disabili visivi.
L’I.N.M.A.C.I. (Istituto Nazionale per la Mobilità Autonoma di Ciechi e Ipovedenti) è una tra le principali associazioni divenuta punto di riferimento per i progettisti. Attraverso un affiancamento con il proprio servizio tecnico propone, ad esempio, soluzioni per la fruizione degli spazi anche da parte di ciechi e ipovedenti, come:
- percorsi tattili a pavimento
- mappe tattili in rilievo
Infatti, l’I.N.M.A.C.I. con le Linee Guida per i Percorsi Tattili e il Disciplinare tecnico Mappe Tattili, fissa le caratteristiche e i requisiti necessari per rendere idonei sia i percorsi che le mappe tattili a “consentire l’uso degli spazi, dei servizi e la fruizione degli ambienti da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale in sicurezza e autonomia” (come da normative italiane) e, quindi, a garantire che la progettazione sia assolutamente a norma.